NEWS 10/7/2023

UNA MANCIATA DI SPICCIOLI AL POSTO DEL RINNOVO CONTRATTUALE 2022-24
MENTRE L’INFLAZIONE GALOPPA


Invece di stanziare le risorse per il rinnovo contrattuale per il triennio 2022-2024 il governo Meloni nell’ultima legge di bilancio (L.197 del 29/12/2022) ha stanziato un miliardo di euro per riconoscere solo per il 2023 a tutto il personale statale un emolumento accessorio una tantum da corrispondere per 13 mensilità pari all’1,5% dello stipendio. Questo emolumento, sarà pagato a partire dal mese di luglio – insieme agli arretrati relativi al periodo da gennaio a giugno – e fino a dicembre 2023.
Per i lavoratori della scuola statale si tratta di un compenso medio di circa 35 euro mensili per 13 mensilità pari a circa 450 euro lordi annuali (varia dai 20,53 euro mensili per un collaboratore scolastico al primo gradone di anzianità fino ai 44,38 euro mensili per un docente delle scuole superiori all’ultimo gradone di anzianità).
Questo emolumento è del tutto insufficiente a recuperare la perdita del potere d’acquisto dei salari rispetto all’inflazione del 2023 oltre che del triennio.
Infatti per il 2023 l’Istat ha previsto un’inflazione (Ipca) pari al 6,6% che, sommata a quella del 2022 ( già certificata dall’Istat al 6,6%) e quella del 2024 (le previsioni Istat sono del 2,9%), da come risultato un’inflazione complessiva nel triennio 2022-2024 del 16,1%.
QUINDI UNA MANCIA DEL 1,5% AL POSTO DEL 16,1% CON UNA PERDITA DEL 14,6% PARI A 4500 EURO. QUESTA E’ LA GRANDE CONSIDERAZIONE CHE QUESTO GOVERNO HA DEI LAVORATORI DELLA SCUOLA.

24, 30, 36, O 60 CFU? GRANDE E’ LA CONFUSIONE SOTTO IL SOLE

A breve dovrebbe essere pubblicato il DPCM 60 CFU (ma anche 30 e 36, a seconda la situazione personale) che riguarda la formazione iniziale abilitante per gli insegnanti di scuola secondaria e di cui esiste già una bozza presentata ai sindacati. Questo percorso è previsto dal D.lgs. 59/2017 e dovrebbe partire non appena esce il DPCM visto che le università fremono per intascare i 2500 euro previsti. Comunque è prevista una fase transitoria fino al 31 dicembre 2024 che permetterà anche ai laureati con 24 CFU di partecipare al concorso per la scuola secondaria. Terminata poi la fase transitoria , il titolo di accesso al concorso a regime sarà costituito dal titolo di abilitazione.
Possono accedere a questi percorsi universitari e accademici abilitanti gli aspiranti che sono:
1.in possesso di laurea magistrale;
2.in possesso di laurea (anche triennale) che dà accesso alla relativa classe di concorso (ITP);
3.iscritti ai corsi di studio per conseguire i titoli di studio d’accesso sopra elencati (l’accesso è subordinato al conseguimento di almeno 180 CFU).
Come disposto dal D.lgs. 59/2017 è previsto il riconoscimento di crediti formativi universitari o accademici precedentemente acquisiti. Nello specifico, è previsto il riconoscimento di:
•24 CFU/CFA conseguiti in base al previgente ordinamento, fermo restando che vanno conseguiti almeno 10 CFU/CFA di tirocinio diretto (tali aspiranti, completeranno poi la formazione conseguendo 36 CFU/CFA);
•CFU/CFA conseguiti nei corsi di studio universitari o accademici, purché siano coerenti con quanto prevede il DPCM.
Pertanto il laureato che ha già conseguito i 24 CFU può far leva su questi, nonché su eventuali altri crediti per colmare la differenza fino a 60.
L’abilitazione così conseguita permetterà l’iscrizione in prima fascia GPS. Il prossimo aggiornamento delle GPS è atteso per la primavera del 2024, periodo in cui probabilmente non sarà concluso il primo dei corsi abilitanti. Tuttavia si potrebbe considerare l’idea di un inserimento con riserva.

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