Unicobas Scuola & Università chiede le dimissioni di Ugo Filisetti, direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale delle Marche, il quale, in una lettera inviata a tutti gli studenti di ogni ordine e grado, sostanzialmente equipara i morti italiani del biennio 1943-45 “senza distinzione di parte”; aggiungendo che l’Italia della Resistenza fu «scissa e martoriata, un’Italia che si è fronteggiata per le rispettive ragioni, per i rispettivi sogni di cui era carica: uno scontro marcato dal ferro e dal sangue che ha diviso, frantumato. Ma dopo quella grande catastrofe ci sia ora il superamento delle demonizzazioni reciproche, il riconoscimento per tutti nella propria storia».
In sostanza per Filisetti gli aguzzini sono uguali alle vittime!
Poco importa, evidentemente, che da una parte della barricata ci fosse chi voleva liberare gli Ebrei, i disabili, i prigionieri politici, gli “zingari”, gli omosessuali, e dall’altra chi li voleva sterminare perché li considerava “vermi” o “ratti”. Per qualcuno i rispettivi “sogni” e le rispettive “ragioni” erano equivalenti.
Filisetti aggiunge che il 25 aprile è «la data scelta per festeggiare la fine della seconda guerra mondiale in Italia, con la vittoria delle Nazioni alleate (principalmente Stati Uniti d’America, Unione Sovietica, Impero Britannico, Francia)». Un riferimento all’argomentazione revisionista secondo cui il 25 aprile segnerebbe la sconfitta dell’Italia ad opera delle potenze “demoplutogiudaicomassoniche” (vecchio cavallo di battaglia dei neofascisti)?
In un Comunicato Stampa sintetico ma netto, Patrizia Nesti, a nome dell’Esecutivo Nazionale Unicobas, definisce “vergognose” le posizioni di Filisetti: «Equiparare antifascismo e fascismo è vergognoso. Disconoscere il valore del 25 aprile e farne una data stabilita a tavolino per decreto è vergognoso. Il 25 aprile del 1945 è la data in cui prese il via l’insurrezione armata di Milano, che fu determinante per battere il fascismo e che seguiva le insurrezioni di altre città che fino dal 1943 combattevano con determinazione contro i nazifascisti. La Resistenza è stata una rivolta popolare, in Italia e in altri paesi europei».
A chi mette sullo steso piano fascismo e antifascismo, Patrizia Nesti orgogliosamente risponde: «Noi siamo antifascisti, a maggior ragione in una situazione in cui l’autoritarismo è sempre più forte e minaccioso; in cui accordi tra governi e alcuni sindacati ricordano foscamente un sistema di corporazioni e riduzioni del diritto di sciopero che l’Italia ha tristemente conosciuto; in una situazione che mortifica le necessità reali sociali della popolazione, come il diritto alla salute e all’istruzione; in una situazione che impone disciplina e obbedienza.
E in una situazione che assicura posizioni di rilievo a funzionari come il Direttore generale dell’Ufficio Scolastico delle Marche Filisetti, personaggio non nuovo ad uscite vergognose in circolari che – è bene ricordarlo – sono atti pubblici emessi dall’alto di una funzione dirigenziale statale. Già in occasione del 4 novembre del 2020 infatti, sempre in una circolare agli studenti, utilizzò toni guerrafondai riprendendo precisi passaggi di un discorso di Mussolini.
La liberazione dal fascismo evidentemente non è ancora finita.
Anche per questo siamo antifascisti. «Viva il 25 aprile!»
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