LE MULTINAZIONALI DEL BENE: POCHI ESEMPI PER CAPIRE

Quante associazioni private si sono sperticate nell’annunciare che il fenomeno migrazione era un problema che tutti ci dovevamo porre.
Il tam tam è cominciato a risuonare.
Sfruttando i mass media, imprenditori di pochi scrupoli, ben nascosti, hanno cominciato quel battage pubblicitario che inondava il mercato della migrazione e portava queste ad assumere il ruolo di multinazionale del bene.
” Noi siamo a favore di questa povera gente ” è il loro motto.
La realtà è un’altra.
Si sfrutta la pubblicità impostata sulla pietà pelosa per poi avere dallo Stato le chiavi per aprire un Centro di Accoglienza.
Quest’ultimo non deve essere nuovo di trinca.
Può essere anche messo male, gli si dà una verniciatina, si accomodano i rubinetti, si controllano le stanze, si guarda se c’è un locale per mangiare, ci si informa di quanto personale occorre per gestire una struttura del genere.
Prima infatti, tra le cose che dovevano essere fatte, c’era la scolarizzazione, l’insegnamento della lingua italiana, delle regole di vita quali ubbidire e reclamare i propri diritti, regole sul lavoro, regole sugli ordinamenti sanitari, sportivi, sindacali, psicologi e addetti al trasporto.
Gli imprenditori, messi al corrente, cominciavano il resoconto.
Intanto la scuola di italiano si può far fare ad una persona che dopo andrà a lavorare nella mensa che dopo dovrà anche fare le pulizie.
Lo sfruttamento dei giovani diplomati o laureati è evidente quando la struttura chiude.
Tutti rimangono disoccupati e quando parli con loro sul perché la struttura ha chiuso non sanno risponderti.
Chiude perché si è realizzato un cospicuo guadagno, chiude prima che arrivino quei controlli fastidiosi che mettono in discussione l’organizzazione dell’imprenditore.
Nelle stanze, una volte guardate, si mettono i migranti.
Più sono meglio è.
Si stipano tutti in una camerata e più a lungo restano meglio è, e se sono minorenni ancora di più tanto lo Stato paga.
E’ una torta bella grossa quella che in Italia si spartiscono ormai da anni veri e propri colossi del business dell’accoglienza :
dalla lega coop alle imprese di Comunione e liberazione. Dalle aziende vicine alla Lega alle multinazionali.
Le gare che vengono fatte dal tribunale sono sempre al ribasso del 30 per cento.
“Il budget che lo Stato ci dà è risicato ”
Dicono.
Se i ragazzi stranieri vogliono ad esempio fare sport e servono loro accappatoi, scarpe, corredo per correre, gli addetti, ben indottrinati dagli imprenditori, rispondono che ” lo Sport non è previsto ” ” il budget è risicato ”
Ma c’è un business della migrazione che parla di commesse da milioni di euro su cui molti si stanno arricchendo.
Cominciamo dai servizi:
L’insegnante ha davanti una classe di diversi migranti.
Non tutti hanno voglia di studiare, non è facile per un anglofono imparare la lingua italiana.
Se poi ci sono bengalesi, pakistani, afghani il problema aumenta.
“ Chissenefrega , è un problema loro” , molti dicono.
Se imparano bene se non imparano peggio per loro.
Queste insegnanti o questi insegnanti che io ho conosciuto sono persone che non amano stare a contatto con il diverso,
loro sono li esclusivamente per lavoro.
” Io sto facendo il mio lavoro ”
e con la scusa del lavoro non si è sufficientemente concentrati sulla psiche del migrante che magari ha subito traumi notevoli perché viene dalla guerra, ha avuto un percorso tormentato durante il trasferimento da un territorio all’altro.
Cosi è per chi è addetto alle mense.
Nelle mense non si cucina.
Di solito i pasti vengono portati dall’esterno nelle confezioni incellofanate.
Se la pasta viene conservata diverse ore nelle vaschette con sopra il cellofan, quando si arriva a mangiarla fa letteralmente schifo.
” Questo è l’apprezzamento per il cibo che gli diamo “, disse una volta una suora della Caritas.
Il business delle mense che gestiscono il servizio alle multinazionali del bene è enorme.
Si mettono d’accordo al prezzo più basso.
Si ricicla il cibo.
Il cibo puzza perché resta troppe ore avvolto nel cellofan ma anche perché viene riciclato quello che non si porta nella prima consegna.
I ragazzi stranieri hanno ragione a lamentarsi perché il cibo fa veramente schifo.
Ma all’imprenditore non interessa il benessere di questi ragazzi.
A lui interessa il business.
I richiedenti asilo di Cara di Mineo, ospitato nel villaggio degli aranci, è diventato il motore dell’economia della provincia di Catania.
Quattromila persona, il doppio della capienza accertata, fruttano al ” Consorzio calatino Torre di accoglienza ” la cifra di 50 milioni di euro all’anno !!
Il CARA di Mineo è stata una struttura di accoglienza per richiedenti asilo che non avrebbe mai dovuto vedere la luce: sorto nel 2011 nel contesto dell’emergenza Nord Africa, nelle residenze delle famiglie dei militari americani di Sigonella, è stato l’emblema di un’accoglienza ghettizzata con pesantissime ricadute sulle vite dei richiedenti asilo.
Abusi, violazioni e sfruttamento sono le parole chiave per descrivere il centro: centinaia i casi di violenza e sofferenza strutturali legati a questo luogo che è arrivato ad accogliere 4000 ospiti, il doppio della capienza massima. Il Centro ha visto passare migliaia di persone, provenienti da paesi africani e asiatici, parcheggiati e contenuti senza rispetto dei loro diritti e in maniera umiliante nell’attesa, lunghissima, dell’esito della richiesta d’asilo. Un susseguirsi di scandali legati ad indagini e processi giudiziari e commissioni parlamentari di inchiesta che non ha interrotto mai i finanziamenti governativi e le gestioni del centro.
Un centro di questo tipo, pensato secondo un modello emergenziale di accoglienza e fondato su una marginalizzazione dei migranti, non sarebbe mai dovuto esistere e la sua chiusura è stata per noi una richiesta portata avanti con perseveranza sin dal primo giorno della sua apertura, nell’intenzione di tutelare i diritti dei migranti, lì sistematicamente violati.
Il decreto Salvini porta avanti un’azione che ha il risultato evidente di produrre irregolari, vittime della criminalità e sfruttati senza diritti.
Infatti, in seguito alla chiusura del CARA molte persone restano senza accoglienza e senza possibilità, in mancanza di alternative, di ospitalità valide e dignitose.
Questo è il business delle multinazionali del bene.
Sfruttamento dei ragazzi, alloggiati in catapecchie, pagati niente fanno fiorire con il loro lavoro all’esterno milioni di euro nelle tasche degli imprenditori locali.
A Cascina, nel centro di accoglienza ” la Tinaia “, i ragazzi da 23 che dovevano essere sono passati ad essere oltre 100.
Il Presidente dell’Associazione che ha preso in custodia il Centro non si è certo interessato dei topi e degli scarafaggi che infestavano la cucina, dei liquami che colavano sulle lenzuola dei ragazzi dai tubi, se gli addetti alla struttura facevano regolarmente il loro lavoro.
La struttura è stata chiusa perché non sussistevano le condizioni igienico sanitarie per andare avanti.
Gli addetti pulivano?
Chi verificava il Lavoro?
La Sindaca, Susanna Ceccardi ha manifestato contentezza per la chiusura di questo centro.
Domandiamoci:
Una struttura come ” La Tinaia ” apre a Cascina,
Il sindaco, l’assessore al sociale, altri componenti del consiglio, il questore, il Prefetto non sapevano della Tinaia ?
Se lo sapevano avranno voluto anche conoscere il Presidente che ha preso in gestione il Centro.
Avranno voluto conoscere il perché in questo Centro i topi e gli scarafaggi siano diventati gli attori principali.
Avranno voluto sapere come sono stati impiegati i soldi che lo Stato ha dato gli ha dato.
” Ho capito che questi stranieri non diventeranno mai cittadini italiani, non riusciranno mai ad integrarsi “, queste le parole del Presidente, che ha un albergo a cinque stelle in provincia di Grosseto.
Gli saranno serviti i soldi che lo Stato gli ha elargito per il Centro La Tinaia?
Non si è strappato le vene perché non è riuscito ad essere esemplare, serio, meticoloso.
Lui , sorridente, ha detto che i neri sono mangia banane.
E’ questa la sua accoglienza?
Dare dei mangia banane ai ragazzi?
Si capisce dunque che questo personaggio non rappresenta un fiore all’occhiello per i migranti.
Nel corso degli anni quanti controlli sono stati fatti da Prefettura e Questura e Finanza per controllare spese e condizioni igienico sanitarie ?
E il Sindaco quante volte ha parlato con il gestore visto che le condizioni era già da tempo che si conoscevano?
Tutti hanno fatto niente di niente.
La Tinaia è stata chiusa, il gestore ha fatto un sacco di soldi, ha finito anche il suo albergo a cinque stelle, gli altri una fetta sicuramente l’avranno presa per tacere o per aderire che la Tinaia avrebbe portato quanti miliardi ?
Un milione di euro !!
“L’emergenza accoglienza è finita – ha concluso il sindaco, Susanna Ceccardi – i centri della provincia sono mezzi vuoti perché sono stati bloccati gli sbarchi. Questa struttura, che per i nostri uffici poteva tenere 23 persone, era arrivata ad averne più di 100. Ieri abbiamo visto topi, morti e vivi; i bagni non funzionano; le tubature delle fogne colavano sui letti. Per 35 euro al giorno la struttura poteva far guadagnare più di un milione di euro l’anno e queste erano le condizioni trovate.
Chi ne ha fatto le spese?
I ragazzi stranieri arrivati casualmente in questo Centro.
Potevano sapere che all’interno e all’esterno c’erano uomini rapaci il cui unico scopo era sfruttarli?
Certamente no.
Il magistrato di Pisa emetterà un provvedimento di chiusura che scaturisce dalla constatazione di gravi inadempienze normative e contrattuali previste a carico del Gestore.
Come è andata?
L’iter è ancora in corso!!
Dentro ci sono tutti, da Sisifo, vicina a Comunione e Liberazione, la Croce Rossa, il Consorzio Casa Solidale, la Caritas, la Misericordia.
Trattenere gli ospiti molto più a lungo è uno dei trucchi organizzati da questi centri.
Una permanenza maggiore nel centro comporta ancora sovvenzioni dallo Stato.
Milioni e milioni di euro che non vanno a vantaggio dei poveri ma dei ricchi che non offrono che scarsi servizi, mangiare schifosissimo salvo poi lamentarsi con il pubblico per lo scarso attaccamento dei migranti a cui vogliono tanto beneN
non avremmo mai pensato di vedere questi sporchi individui sfruttare la sofferenza.
Chi sfrutta la sofferenza per business è solo uno scarafaggio di uomo.
Loro certamente rideranno anche sentirsi chiamare cosi perché danno importanza solo alla propria tasca.
Noi però abbiamo capito una cosa, dobbiamo combattere e denunciare questo business.
Fare risaltare la pochezza di questi personaggi che sono veramente tanti.
Le multinazionali del bene calano anche dall’estero per fare business con l’accoglienza.
Ors è una di queste e viene dalla Svizzera.
Hero, norvegese, con quote di minoranza della dnb bank, controllata a sua volta dal ministero dell’interno e dalla Deutsche Bank.
European Homecare valutata oggi 400 milioni di euro.
Queste sono solo poche realtà multinazionali estere.
Il combattimento dovrà essere sullo sbugiardamento di questi sistemi e l’abbattimento di essi non attraverso lo Stato consenziente e fraudolento ma attraverso l’unità dei poveri della terra che reclamano un sistema di vita libero da sfruttamento e mancanza di riconoscimento !!
il coordinatore dell’ufficio immigrati Franco Marrucci.

CONFEDERAZIONE ITALIANA DI BASE UNICOBAS
UFFICIO IMMIGRATI
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Sito provinciale: www.unicobaslivorno.it e-mail: ufficioimmigrati@unicobaslivorno.it

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