NEWS 15/5/20

ARRIVA IL PARERE DEL CSPI, AZZOLINA NE TERRA’ DI CONTO?

E’ arrivato il parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, quello che la ministra Azzolina non voleva e che con un’ordinanza aveva prepotentemente tolto di mezzo con la scusa di velocizzare i tempi delle decisioni di fine anno per poi alla fine dover tornare sulle proprie decisioni quasi a furor di popolo.
Il parere del Cspi, obbligatorio ma non vincolante, riguarda le tre bozze di ordinanze firmate la settimana scorsa (valutazione, esami di terza media ed esami di stato alle superiori). Il parere arriva adesso dopo una videoriunione durata dodici ore.
Il CSPI chiede alla di togliere, per quest’anno, i voti agli alunni delle scuole elementari e di sostituirli con giudizi che meglio possono interpretare questa anomala stagione scolastica .
Quindi, raccomanda un esame di Maturità realizzato con un protocollo di sicurezza nazionale “stringente, dettagliato e prescrittivo a garanzia della salute di tutto il personale coinvolto”, altrimenti meglio affidarsi, come già si fa con l’esame di Terza media, a un colloquio in remoto.
Sempre sulla maturità il CSPI chiede alla ministra Azzolina di rendere più snello il colloquio in cui consisterà l’intero esame. Eliminando lo scritto di partenza sulla materia di indirizzo che al momento va consegnato entro il 13 giugno sulla base di un argomento concordato con i prof entro il 1° del mese prossimo. Meglio limitarsi a indicare l’argomento – suggerisce il parere – e approfondirlo poi durante l’orale. Un invito che va a braccetto con quello di eliminare l’elenco dettagliato delle varie fasi in cui si svolgerà la prova e la durata prefissata di un’ora. A decidere sarà la commissione tutta interna (più il solo presidente esterno) nelle riunioni preliminari. Inoltre il Cspi ha espresso perplessità sulla legittimità costituzionale della misura che prevede la sostituzione dell’esame di Stato conclusivo di Terza media con gli scrutini del consiglio di classe e suggerisce tempi più distesi tra la discussione online della tesina la valutazione finale “lasciando alle scuole il compito di organizzare il calendario”.
Il Consiglio si è espresso anche sulla ripresa scolastica di settembre: “In vista dell’Anno scolastico 2020/’21 sarà necessario intervenire tempestivamente con provvedimenti normativi che riducano il numero minimo di alunni di ogni istituzione scolastica dimensionata e il numero minimo di alunni per classe e, di conseguenza, determinino l’aumento degli organici di tutto il personale della scuola, dirigente, docente, amministrativo”.
Per ora, poiché non vi sono date certe sulla ripresa dell’anno scolastico a settembre, il CSPI afferma che “è inopportuno dare indicazioni prescrittive alle scuole sull’avvio delle attività  didattiche e sulle modalità di recupero degli apprendimenti. Tale previsione è lesiva dell’autonomia delle scuole e delle prerogative del collegio docenti”.
La domanda che si pone è: ascolterà Azzolina i suggerimenti del CSPI o continuerà imperterrita ad andare per la propria strada senza ascoltare nessuno come ha fatto finora?

RIASSEGNATE ALLE SCUOLE LE GIACENZE 2019

E’ arrivata alle scuole la comunicazione sulla riassegnazione delle giacenze al 31 dicembre 2019 del Fondo Unico per il Miglioramento dell’offerta formativa che potranno essere  proficuamente reimpiegate dalle scuole con un’altra finalità di destinazione.
In base all’art. 40 del CCNL 2016/2018 e all’art. 9 del CCNI del 18 settembre 2019 c’è la possibilità da parte delle scuole di definire in contrattazione integrativa d’Istituto un impiego delle economie degli anni precedenti per finalità diverse da quelle delle voci che le avevano generate.
In questo caso però la scuola dovrà chiedere al Ministero (DGRUF) la variazione su un capitolo/piano gestionale differente. La burocrazia va sempre rispettata!

DEI 6452 POSTI LIBERATISI CON QUOTA 100 NE VERRANNO MESSI A RUOLO SOLO 4500

Dei 6.452 liberatisi con quota 100 il Ministero dell’economia e delle finanze ne ha autorizzati solo 4.500 per le immissioni in ruolo con decorrenza giuridica dal 1 settembre 2019 ed economica dall’a.s. 2020/2021.
Quindi quasi 2000 posti in meno, altro che potenziamento degli organici in vista della riapertura a settembre! Questo è uno dei tanti indicatori della mancanza di volontà politica di far funzionare la scuola correttamente, da prendere a pretesto per introdurre la DAD anche a regime, un po’ come si è fatto con la pandemia: migliaia di morti dovuti in massima parte alla totale criminale impreparazione da prendere a pretesto per poi chiuderci in casa per mesi.

LIBRI DI TESTO: DECIDERA’ IL DS?

Il Ministero dell’Istruzione ha preparato un’ordinanza ministeriale che a seguito dell’emergenza da Covid-19, consente alle istituzioni scolastiche la conferma dei libri di testo in uso nelle scuole senza dover passare dal collegio dei docenti, infatti i dirigenti potranno adottare atti unilaterali senza la prevista consultazione collegiale. Un’ulteriore scavalcamento del collegio non molto democratico.

1,5 MILIARDI NON BASTERANNO ALLA SCUOLA PER RIPARTIRE

Per la scuola nel decreto rilancio ci sono 1,5 miliardi di euro, risorse del tutto insufficienti per far sì che la scuola riparta in presenza e in sicurezza a settembre. Inoltre viene privilegiata la spesa per beni e servizi, come tablet e computer, e manca totalmente la possibilità di potenziare l’organico. Idem per l’edilizia scolastica, su cui si sarebbe dovuto investire garantire classi ed edifici sicuri a settembre.
Infatti nella bozza del decreto sono previsti 1 miliardo per il Fondo per gestione rientro a scuola a settembre (400 milioni nel 2020, 600 nel 2021); 331 milioni per device, connettività, sicurezza, misure di protezione, assistenza medica, adattamento spazi in vista del rientro; 39 milioni per consentire esame di maturità in presenza, in sicurezza, comprando tutti i dispositivi di protezione necessari e assicurando l’igienizzazione costante degli ambienti e 80 milioni per la fascia 0-6 per coprire le mancate rette (65 milioni) e aumentare il fondo regionale (15 milioni).
Quindi i problemi per ora irrisolti sono i due fondamentali: più aule e più organici. Se non si troveranno urgentemente altre risorse per risolvere questi due problemi possiamo dire addio alla scuola pubblica come l’abbiamo conosciuta. A settembre ci troveremo totalmente impreparati a risolvere la situazione e chiederemo a centinaia di migliaia di precari assunti per l’occasione di risolverla, scaricando su di loro oneri e responsabilità, un po’ come è accaduto negli ospedali con i medici e gli infermieri.

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